“Cena al buio” presso la Comunità Terapeutica “Casa dei Giovani” di Mazara del Vallo

Nello scorso mese di Aprile si è svolta presso la Comunità Terapeutica “Casa dei Giovani” di Mazara del Vallo una “Cena al buio”. Il progetto realizzato dalla dott.ssa Antonella D’Angelo con il MAC (Movimento Apostolico Ciechi) e con Giacomo Licari dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti)nasce dall’esigenza afferma la D’Angelo (operatrice della Comunità) di far sperimentare ai partecipanti un’esperienza sensoriale di enorme valore terapeutico volto alla ri-scoperta della multisensorialità e della con-divisione. La “Casa dei Giovani” diretta dal Prof. Don Salvatore Lo Bue, coadiuvato dai dott. Gino Cirlincione e Biagio Sciortino è sempre pronta a iniziative quali laboratori teatrali e di poesie e all’incontro con realtà “altre”, perché considerate importanti in un percorso riabilitativo quale è quello delle dipendenze.Con intento terapeutico, ci si è così immersinella convivialità di una cena “guidati” da Antonio Struppa Presidente del MAC di Marsala e da Giacomo Licari. Quest’ultimi entrambi non vedenti, destreggiandosi con estrema naturalezzahanno accompagnato e servito a tavola, i commensali, muovendosi, in una stanza completamente oscurata, precedentemente preparata dalla consigliera del MAC Linda Pellegrino e da due volontarie del Servizio Civile, Lorena Caprarotta e Simona Titone.Ognuno di noivedenti afferma la dott.ssa D’Angelo è potutoentrare, in tal modo,in diretto contatto con le proprie emozioni più intime, vivendo appieno le sensazioni rimandate dal proprio corpo, dando un significato diverso al tempo delle cose e alle relazioni. Il buio, in tale circostanza, prosegue la D’Angelo ha finito con l’assumere un significato simbolico particolare, ossia, l’ambiente migliore per riscoprire il piacere del “darsi del tempo”, rispetto a quello affaccendato della quotidianità e sperimentare l’affidarsi e il fidarsi dell’Altro, di chi ti “serve”, del proprio vicino di posto, perchè, continua la dottoressa ad affermare,“è nel fidarsi che impariamo cose su noi stessi, come le nostre difficoltà e i nostri limiti, mentre, è nell’affidarci che viviamo la sicurezza che ci dà l’Altro”.Terminata la cena i vedenti interpellati hanno riferito che dopo l’iniziale paura e smarrimento hanno finito con lo scherzare sulle difficoltà provate mangiando al buio, apprezzando l’esperienza, del varcare una soglia di una dimensione diversa: la dimensione di chi non vede. Per i non vedenti, invece, è stata l’occasione per dimostrare che sono in grado di muoversi e lavorare esattamente come tutti gli altri.MAC e UICI ringraziano per il calore mostrato nell’accoglienza l’equipe tutta della Comunità, in specialmodo le dottoresse Antonella D’Angelo, Annalisa Madonia e Marianna Salvato presenti alla Cena augurandosi di poter ripetere al più presto l’incontro con i ragazzi della Comunità.

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