Medici e riforma costituzionale

La riforma costituzionale sta alla salute degli italiani come il biossido di carbonio sta all’atmosfera.
Si tratta di un atto lesivo dello stesso diritto alla Salute .
Non ci vuole scienza, infatti, per capire che il non potere agire realmente sulla selezione della classe politica significa anche non potere scegliere chi programmerà o gestirà il Sistema Sanitario. Quanto ciò sia esiziale per il diritto alla salute degli italiani, si è visto in occasione dell’ultimo articolo, apparso sempre su questo benemerito foglio, intitolato “Quer brutto pasticciaccio dell’Ass. re Gucciardi”, il quale ha spedito il suo progetto di riorganizzazione della rete ospedaliera in Sicilia direttamente a Roma quasi “per via d’ufficio”, scavalcando persino l’ARS.
Alla faccia delle istituzioni e della partecipazione.
Ma quelli del “ blà-blà-blà” dicono” sta riforma s’ha da fa” perchè si fanno troppe chiacchere, perchè che c’è troppa partecipazione. In sostanza c’è troppa democrazia.
No, la malattia non è la democrazia e i medici democratici lo sanno benissimo, non a caso si sono tradizionalmente collocati dalla parte delle classi sociali subalterne, ossia, dalla parte in cui la sofferenza sociale è nella sua fase di maggiore acuzie, in una società con forti differenze di classe, in cui la salute non è uguale per tutti, ma un lusso per pochi benestanti che, in caso di bisogno, possono sempre prendere l’aereo e accedere alle cure di “ luminari” in cliniche di lusso.
Per quanto suesposto, è auspicabile che tutti i medici democratici si facciano promotori in tutte le sedi e in tutti i luoghi ove si gestisce la salute, (ospedali, centri sociali, aree urbane autogestite ) di adeguate iniziative per difendere insieme la sanità pubblica come conquista sociale irrinunciabile e come diritto costituzionale alla tutela della salute

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