Contestazione pacifica degli ultras

Ci risiamo.
I risultati deludenti o quanto meno diversi da quelli sperati hanno un’altra volta creato una spaccatura fra la tifoseria organizzata e la squadra azzurra.
Ci aspettavamo, in effetti, un po’ tutti un finale di campionato sicuramente diverso da quello decisamente anonimo al quale stiamo assistendo. Un finale che, nonostante i risultati tengano ancora aperta la porta della speranza almeno per la disputa dei play-off, non appare sicuramente foriero di buone nuove.
Il deludente pareggio di Leonforte prima e l’ancor più deprimente sconfitta di Mazara dopo, hanno creato sconforto e rabbia tra i tanti tifosi azzurri.
Le presenze sugli spalti contate domenica scorsa, quanto meno dimezzate rispetto al recente passato, sono state così surrogate da una contestazione sicuramente legittima proprio perché civile.
L’ingresso in curva degli ultras con un quarto d’ora di ritardo e l’esposizione di uno striscione dai contenuti stringati ma pesanti, la dice lunga sull’aria che aleggia attorno alla pattuglia azzurra.
All’uscita degli spogliatoi dopo la partita gli stessi tifosi hanno chiesto “spiegazioni” del perché di un fallimento che sembra dietro l’angolo. Nonostante ci sia tempo e modo, nelle restanti quattro giornate, per provare a salvare il salvabile.
Come d’altronde la storia calcistica azzurra ben c’insegna, le spaccature tra squadra e tifoseria non hanno mai portato lontano. Anzi, sono state sintomo ed effetto del malessere generale e della delusione sfociata alla fine nel mancato raggiungimento di obiettivi almeno parziali.
Chi non ricorda la contestazione che accompagnò, nel lontano 1980/81, la squadra di Silvano Lombardo e di Mimmo Rizzo, inviso sin dalla preparazione estiva e accompagnato, in occasione dell’ultima gara di campionato contro il Monopoli, da una pioggia di pomodori e pietre?
A scatenare il tutto fu allora il “caro biglietti” deciso dalla società, ma la verità fu poi che l’incrinarsi dei rapporti fra le “parti” nocque tantissimo a tutti.
La palla adesso è in mano ai calciatori azzurri: i tifosi, come tutti gli innamorati “cronici”, sono pronti, ne siamo sicuri, a tornare a stringersi attorno ai propri beniamini. Ma dovranno essere proprio questi ultimi, con una prova d’orgoglio di cui sono certamente capaci, a ridestare entusiasmi calpestati dagli ultimi “screzi” e dalla delusione cocente che ha evocato i fantasmi di un’anticipato inchinarsi a un’apparente mancanza di stimoli.
Da Raffadali ci si attende quindi la risposta. Con tanto di fuochi d’artificio.

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